La sanità privata racchiude in sè un rischio altissimo che sarebbe necessario considerare, quando ci si scaglia contro la pubblica. Negli ultimi due mesi sono stato costretto a fare i conti - in diversi paesi, dagli Stati Uniti al centro america - con un modello sanitario differente da quello italiano, basato sulla sanità privata e sulle assicurazioni che offrono copertura sanitaria. Su quattro medici consultati ho ricevuto quattro diverse diagnosi, in due casi su quattro sono stato fortemente invitato a ricoverarmi (in clinica privata) e mi sono stati prescritti esami non necessari (eseguiti all'interno delle stesse cliniche). Il tutto, se occorre dirlo, a pagamento.
Funziona piú o meno cosí: sto male, ho una qualche forma di dolore che non conosco e quindi vado dal medico. Entro in un ambulatorio e alla ricezione una donna, in genere, mi fa sedere in sala d'attesa (l'entrata). Poi alza la cornetta e lo chiama: il medico. Arriva il propietario della clinica (in questo caso cubano), mi fa sedere e mi visita. Mi rassicuro: i cubani sono noti per avere medici preparati e macchine degli anni cinquanta. Prassi: pressione, auscultazione, domande di rito.
Poi la sfilza di analisi, da fare, per avere un responso adeguato. Che dire, già qui c'é poco da scegliere, oltretutto il laboratorio é in house. Qunidi via con esami urine, sangue. L'ultima analisi richiesta sono i raggiX, al torace. Per farli arriva un CiccioIngrassia dominicano in canotta, pochi capelli e un dente d'oro, appoggia il suo motorino all'entrata e mi chiede di seguirlo nella stanza. Ciccio rimane con me nella stanza (qui la chiamano quarto) sorride mentre mi chiede di stare fermo e sacrifica ai raggi i suoi ultimi capelli, mentre l'onda radioattiva ci rende trasparenti, me sulla lastra, lui e il suo dente nella mia memoria. Nessuna protezione per lui, né precauzione di sorta per me. Vabene, non si muore di soli raggiX, mi convinco. Attendo quindi i risultati e con il mio plico torno dal cubano, nella stanza accanto.
Di solito la figura del dottore rappresenta per i miei parametri una fonte piuttosto affidabile, in cui riporre generalmente fiducia. Mi spiego meglio: non vado dal medico prevenuto sul suo verdetto.
Il cubano sfoglia i referti, testeggia e sentenzia: ti devi ricoverare in clinica (sottinteso: la mia). Segue una piccola battaglia verbale sulla mia impossibilità al ricovero, al lasciare un lavoro che mi necessita come il pane, al mollare una famiglia che senza di me non ha sostentamento e giú, chi piú ne ha. Riesco a vincere la battaglia (ma non la guerra) con scorno del cubano, che infine si decide a darmi la diagnosi: polmonite. Io mi convinco; che diamine, tossisco e scatarro sembro un'ottuagenario incallito fumatore di LuckyStrike senza filtro.
Segue prescrizione di cocktails di farmaci vari (farmacia casualmente inhouse) e conto finale. Ottomila pesos. Centoquaranta euro.
Tutto sommato economico, ma il fulcro del problema é un altro.
In sostanza la percezione generalizzata é che in un sistema basato sulla compravendita di un servizio, il malato raprresenta una sorta di pollo da spennare (detta meglio, una specie di consumatore) in alcuni casi da spaventare, purché spenda il massimo possibile delle risorse. Senza assicurazione, una visita medica negli Stati Uniti mi sarebbe costata 700 dollari. Non avendo copertura, mi sono astenuto. Il medio al telefono mi fa la gentilezza di diagnosticarmi una bronchite. In conclusione, senza assicurazione sanitaria e senza soldi, la salute da queste parti non é un diritto.
Questo genere di esperienze fanno apprezzare il sistema sanitario nazionale, pur povero di mezzi e risorse, che offre un servizio pubblico, alla portata delle tasche di chiunque. Con le sue pecche, spesso qualitative, ma tutto sommato democratico, in qualche modo paritario.
Dulcis in fundo: dato che la mia supposta polmonite non passava, mi son visto costretto a chiedere altri consulti ad altri medici. Ho, nell'ordine: una bronchite (medico A), un'infezione alla gola (questa, perlomeno, visibile ad occho nudo: medico B), un'infiammazione dei reni (medico C).
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