mercoledì 12 giugno 2013

Tristi banalità di un paese scontato? Un possibile riscatto


Scritto da: Eva Guidotti

Credo che il declino di una nazione abbia le sue radici nella decadenza della società, e ancor prima nella crisi del singolo individuo, tassello primario e imprescindibile del tessuto sociale.
L' Italia sta sicuramente percorrendo una strada in inesorabile discesa, persa tra nuovi poveri, politici a volte confusi a volte ostinatamente determinati a mantenere il proprio status, e falsi valori. Mai come ora, paradossalmente, mi sento vicina a questo mio paese, proprio perché è in agonia.
E l'agonia è l'ultimo stadio di una malattia molto lunga, con radici culturali estremamente solide e invasive.

Un pomeriggio qualunque in un' antica merceria del centro storico della mia città.

Sto comprando nastro di raso nero per un'occasione speciale.
Due ragazze sulla trentina (non due signore anziane piene di vecchi pregiudizi) parlano alle mie spalle. Io ascolto di sfuggita...

Ragazza 1: “ L' altro giorno al mercato volevo comprare una maglietta e mi sono fermata ad un banchetto. Ne ho presa una carina ma controllandola ho visto che non aveva un bottone e aveva fili che pendevano...poi ho guardato il proprietario e ho visto che era cinese!..”


Ragazza 2: “Ah! La roba cinese è scadente si sa...”


Ragazza 1: “ Sì ma senti...ho lasciato stare e mi sono diretta al banco accanto..ho preso una maglietta, mi piaceva e a prima vista era tutto ok...a casa ho visto che era scucita! Eppure il proprietario del banco era NORMALE, NON CINESE, italiano!”


A questo punto mi giro: primo piano sui volti di queste due giovani ragazze, carine, molto curate,  a prima vista anche simpatiche. Divento triste e arrabbiata ma esco senza dire niente. Una volta fuori sono ancora più triste e arrabbiata, ma con me stessa, che rappresento alla fine l'Italia che sta zitta e lascia correre.

Finché chi non fa parte del “nostro” piccolo mondo per differenza di pelle, cultura, lingua, tendenze sessuali sarà chiamato ANORMALE da una giovane ragazza dove vogliamo andare??!! Qui, dove siamo ora, piantati in uno stato granitico di immobilità, in un sistema governato da un pensiero volto a  mantenere il nostro piccolo giardino verde (che comunque sta marcendo), chiusi in una mentalità retrograda e sempre e comunque mafiosa. Vogliamo morire senza sbalzi, piano piano, stando tranquilli.

Ragazze della merceria sveglia! I vostri stracci sono quasi già tutti di produzione cinese, o cuciti con lo sfruttamento del lavoro minorile da parte delle multinazionali, detentrici del potere a livello mondiale, e anche da parte delle nostre aziende italiane, che per abbattere i costi vanno a produrre in America Latina, in Asia  o nell'Est Europa.

Il diverso fa paura, non è NORMALE, può far cambiare le cose...e intanto i nostri jeans firmati li cuce un bambino indiano in una fabbrica di uno slum di Mumbai..e noi spesso non possiamo permetterci di comprare vestiario equo e solidale perché costa troppo..o peggio ancora neanche lo sappiamo chi li cuce i nostri vestiti...l'ignoranza genera povertà, la povertà genera ignoranza.
 E non è colpa solo dei nostri cari e odiati politici.
Sì perché la nostra classe politica ci riflette, non sempre ovviamente, ma nella maggior parte dei casi ci riflette. Da sempre. Prima, dagli anni '50 agli anni '90, con la Democrazia Cristiana perennemente al governo, specchio di un popolo bigotto, sottomesso e attaccato ai privilegi (materiali e dello spirito); poi, dai primi anni '90 ad oggi, con la figura imperante e carismatica di Silvio Berlusconi, portatore del “sogno italiano” di crescita e libertà, evocatore di valori come la ricchezza materiale, il lusso, il piacere e soprattutto il potere. 

P O T E R E !


Avere il potere ti darà la felicità. E' questo quello che pensa la maggior parte degli italiani, purtroppo. E non solo agli alti piani delle  grandi aziende o ai vertici della politica o della chiesa (un cliché che non muore comunque mai), ma anche nel piccolo, nella vita quotidiana, nei rapporti interpersonali. Il potere di un uomo su una donna, il potere di un uomo su un animale, il potere di avere l'ultima parola sfuggendo al confronto...Il potere.

Chiaramente la colpa non è solamente di Silvio Berlusconi e del suo “partito”, ma di un sistema mafioso nato con l'Italia stessa, di una cultura basata sulla legge del più forte, del più ricco, del più furbo.
Ecco che allora è importante ripartire da se stessi. Essere in pace con la propria anima e parlare, farsi sentire, vivere pensando che l'onestà di pensiero che porto ogni giorno nella mia vita va a comporre un quadro più grande: la mia nazione e il mio mondo.
A livello sociale non siamo più in grado di ricostruirci. Non a questo punto: è tardi. 
E allora credo nella consapevolezza, nell'informazione alternativa, nella crescita spirituale e intellettuale...credo nell'individuo ma non credo più nell'italiano.