Abituato come sono al racconto di folle oceaniche in attesa del verbo o a supporto del martire, lo spettacolo un poco triste e improvviso di Silvio Berlusconi a processo senza nessuna ola ad attenderlo, o della sua telefonata e conseguente discorso ad una sala completamente vuota, mi fa lo stesso effetto dell'essere in un teatro a fine rappresentazione. Se ne sono andati tutti, il sipario é stato alzato un'altra volta, e sulla scena é scomparso il mondo di cartapesta, legno e carne che fino a pochi minuti prima mi aveva incantato. Al suo posto la realtà poco affabulante di tecnici al lavoro per smontare. Sempre interessante, per me, ma alla fine un poco deludente: scopri "come avevano fatto a" farti credere che il tal personaggio potesse volare, o a far piovere in scena. Molto spesso sono segreti di Pulcinella, cose semplici. Il teatro alla fine si riduce a pochi mezzi economici, non ci sono nella gran parte dei casi, tecnologie fuori dalla portata del senso comune.Ecco, gli anni passati sembrano essere stati una rappresentazione continua, spacciata per realtà - come del resto fa il teatro, agli spettatori viene richiesta, per mutuo accordo, la sospensione dell'incredulità- ed ora che il sipario si rialza a fine recita, i trucchi usati sono chiaramente visibili. Ecco "come avevano fatto a" spacciare per eroi osannati e perseguitati (come Otello) attori di scarsa levatura. Ecco come intere claque venivano organizzate ad hoc, come le inquadrature televisive costruivano piazze strabordanti e roboanti di felicità. Eccoli lí, i trucchi, ancora una volta semplici. Tutto uguale al teatro. Con la palese differenza che l'intrattenimento in teatro affascina per qualche ora, lasciandoci piú poveri di pochi euro e ricchi (se lo spettacolo vale la pena) di emozioni, incommensurabili.
Questo intrattenimento nazionale é durato diciassette anni, e credo abbia impoverito il paese intero sia a livello economico, sociale, etico che -sopratutto - culturale. E decisamente lo spettacolo non é valso la pena di esser visto (e vissuto).
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