mercoledì 20 aprile 2011
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie
Vabeh, inutile girarci intorno, tanto s'era capito. Io penso che Berlusconi sia un danno vivente. Non mi fa neanche più ridere, ne pena. Penso che tutto quello che tocca, come un Mida all'inverso, diventa merda (se non è suo, ovviamente). Non ho voglia di essere superpartes, nè diplomatico e l'unirmi alla schiera (che mi auguro sia più lunga possibile) dei suoi detrattori mi pare cosa talmente ovvia da parte di ogni essere savio, da imporre una riflessione.
Ma la metà degli italiani, fra cui molti amici, è impazzita, teleguidata, neofascista, opportunista, qualunquista, menefreghista, visceralmente anticomunista, o ci sono altre radici al berlusconismo? E come è possibile che questo giudizio che a me pare tanto ovvio, non sia condiviso a livello universale? E' legittimo coltivare qualche dubbio che abbiano ragione "loro"? Come mai, come (mal) vaticinato da Indro Montanelli, gli italiani NON hanno sviluppato gli anticorpi, già dopo la prima elezione?
Forse, dico, è anche un argomento che ha da tempo perso il suo interesse, si è raggiunto il livello di saturazione: ma questo può giustificare il generale disincanto, il "lasciamo perdere, tanto è così"?
Per caso l'altro giorno mi è capitato (su diversi articoli, pare vada di moda) di sentir citare l'uomo del Guicciardini come esempio perfetto dell'inedia che regna negli animi degli italiani, sempre pronti a pensare solo e soltanto al proprio particolare, a discapito di qualsiasi morale, o in ossequio ad una morale tanto flessibile da adattarsi a qualsiasi inchino, calata di braghe, omissone, financo omertà, pur di conservare un supposto tornaconto personale.
Il che, se anche fosse vero, confermerebbe che esiste una buona fetta della popolazione (e dell'elettorato) che preferisce guardare al cosiddetto uovo oggi, pittosto che alla gallina di domani, anche se l'uovo è marcio.
E questo ancora non mi convince. Tutte le uova marcie stanno a destra? Non esiste una destra, una concezione di destra con valori classici tipo patria, famiglia, libertà, morale?
Insomma. Pare che la confusione (come obiettivo) sia proficua, che allontani dal voto, provochi disaffezione. Io, lo confesso, capisco ben poche cose dell'Italia, sono vittima di un certo disorientamento: poche cose però ancora mi sembran chiare.
Ad esempio: credo veramente che le istituzioni abbiano un loro necessario e vitale fondamento nella morale, nell'esempio. Non è questione di becero moralismo, si tratta del (poco) che il modello democratico dovrebbe avere per essere legittimato a esistere.
Altrimenti siamo destinati senza alcuna speranza a cadere, parafrasando Ungaretti, come foglie d'autunno.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Giusto per tirarti su il morale, quello dell'astensione è al momento partito di maggioranza (anche se non assoluta, ma per poco). Si tratta di disaffezione (o puro menefreghismo?) o di gente che, potendo, andrebbe pure a votare se solo una diversa legge elettorale consentisse un meccanismo diverso per la scelta della classe dirigente? E se la politica fa schifo, tenendo conto che la fanno politici ognuno attaccato al personale status quo, come se ne esce?
RispondiEliminaNon è tanto il fatto che i politici perseguano o meno il proprio particolare, quanto che la politica (la percezione della) abbia subito negli ultimi anni (guarda caso dalla Grande discesa in campo) una deriva (e mi spiace usare termini anche abusati, ma non ce ne sono di diversi) populista, e il cosiddetto "senso delle istituzioni" (che pure a me pare ci fosse) và a farsi benedire. Io credo che questo "senso" abbia - con il senno di poi - un suo perchè, necessario. E non se ne esce. Sarà che son lontano ma l'Italia pare una sorte di deriva nella quale niente salterà in aria (per generale inedia) ma tutto si sta consumando, sgretolando, in una specie di legge della giungla, da cui nessuno è immune. Come se ne esce non lo so e sono molto pessimista, perchè abitudini acquisite mal si cambiano.
RispondiElimina...senso delle istituzioni??!!!
RispondiEliminaDa un pò di tempo a questa parte si parla solo di "Azienda Italia"...
Il problema è che i politici non esistono più, la "res publica" è stata privatizzata e il governo è diventato un grande consiglio di amministrazione che, come è immaginabile, punta esclusivamente al massimo profitto per i suoi azionisti...
Noi di questa azienda non siamo che operai.