lunedì 25 aprile 2011

La discarica del mondo




Andare a fare la spesa, dove vivo in questo momento, non è proprio la piú semplice delle operazioni. O meglio, bisogna ristrutturare le proprie aspettative rispetto a ció che ci si aspetta di trovare, ad esempio, in un supermercato. Nel nord della Repubblica Dominicana (ma quanto segue bene o male si applica in tutto il paese) il primo supermercato da grande distribuzione si trova a circa un'ora e mezzo di viaggio da dove mi trovo, si chiama "La Sirena". La Sirena rappresenta una meta mensile delle mie peregrinazioni: per tutte le altre necessità edibili, mi rifornisco a botteghe locali, l'equivalente (con le dovute differenze) di un'alimentari di paese.
Rispetto all'economia locale il cibo ha dei costi altissimi, in media circa il 30% in meno dell'Italia, mentre i salari sono circa il 50/60% in meno. La cosa che peró mi appare straordinaria è una legge non scritta a cui non sfugge l'alimentari di paese cosí come la grande distribuzione: quasi tutti i cibi e le bevande sono in scadenza o scaduti. Non è raro trovarsi a comprare (al Carrefour a Santo Domingo) CocaCola scaduta (!), spaghetti (generalmente prodotti in Italia, con varie sottomarche) in scadenza in pochi giorni, conserve in scatola la cui durata massima è quindici giorni. Non raro (e parliamo di grande distribuzione) è trovare insetti o animali nelle derrate alimentari.
Fatta questa prima scoperta, mi si è insinuata nella mente una idea che ho provato a verificare in vari settori del mercato. Essendomi ammalato di una lieve polmonite, ho dovuto affrontare una piccola trafila medica con conseguente terapia e farmacia connessa. Anche qui, i medicinali sono in scadenza, se non a volte già scaduti (occhio, se siete o passate da queste parti, la data di scadenza và sempre controllata!). Nei casi sopracitati, naturalmente, se riportate indietro il bene acquistato ve lo cambiano senza battere ciglio, senza stupirsi. Ultimo, ma non meno importante settore merceologico: le auto. Non avendo industrie produttive nel paese, le auto sono tutte importate. Nella grande maggiornaza dei casi, l'importato è un usato, proveniente dagli Stati Uniti, e nello specifico, da Miami, Florida.

E finalmente arrivo al punto. Mi pare, e forse scopro l'uovo di Colombo, che i cosiddetti paesi del terzo mondo vivano degli scarti del primo. Sono in qualche modo un "secondo" mercato, nel quale sopravvivono merci che da noi non hanno piú valore, o ne hanno uno relativamente basso. Lo stesso accade con il genere umano: quello di scarto - i turisti sono un caso a parte, in questo quadro - che nei paesi di origine, del primo mondo, non ha piú senso di esistere, in genere trova una nuova - comunque disgraziata - esistenza in questo terzo mondo, vera discarica di avanzi (alimentari, farmaceutici, automobilistici, umani) del pianeta dei civili.

Questa parte del mondo si converte con la generale approvazione di tutti nell'immondezzaio di molte scorie che il cosiddetto mondo civile produce nel proprio cammino verso il sole dell'avvenire. Avendo constatato negli ultimi diexi anni, grazie ai viaggi in giro per il mondo, che il cosiddetto mondo civile sta perdendo il proprio primato sociale ed economico, ed anzi sta retrocedendo a scapito di paesi piú dinamici, come Cina, India, Brasile, tramutandosi di fatto in un probabile futuro terzo mondo, la domanda che sorge spontanea é: passerà molto tempo prima di comprare CocaCola scaduta alla Coop?


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Location:Cabrera

mercoledì 20 aprile 2011

Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie


Vabeh, inutile girarci intorno, tanto s'era capito. Io penso che Berlusconi sia un danno vivente. Non mi fa neanche più ridere, ne pena. Penso che tutto quello che tocca, come un Mida all'inverso, diventa merda (se non è suo, ovviamente). Non ho voglia di essere superpartes, nè diplomatico e l'unirmi alla schiera (che mi auguro sia più lunga possibile) dei suoi detrattori mi pare cosa talmente ovvia da parte di ogni essere savio, da imporre una riflessione.

Ma la metà degli italiani, fra cui molti amici, è impazzita, teleguidata, neofascista, opportunista, qualunquista, menefreghista, visceralmente anticomunista, o ci sono altre radici al berlusconismo? E come è possibile che questo giudizio che a me pare tanto ovvio, non sia condiviso a livello universale? E' legittimo coltivare qualche dubbio che abbiano ragione "loro"? Come mai, come (mal) vaticinato da Indro Montanelli, gli italiani NON hanno sviluppato gli anticorpi, già dopo la prima elezione?

Forse, dico, è anche un argomento che ha da tempo perso il suo interesse, si è raggiunto il livello di saturazione: ma questo può giustificare il generale disincanto, il "lasciamo perdere, tanto è così"?

Per caso l'altro giorno mi è capitato (su diversi articoli, pare vada di moda) di sentir citare l'uomo del Guicciardini come esempio perfetto dell'inedia che regna negli animi degli italiani, sempre pronti a pensare solo e soltanto al proprio particolare, a discapito di qualsiasi morale, o in ossequio ad una morale tanto flessibile da adattarsi a qualsiasi inchino, calata di braghe, omissone, financo omertà, pur di conservare un supposto tornaconto personale.

Il che, se anche fosse vero, confermerebbe che esiste una buona fetta della popolazione (e dell'elettorato) che preferisce guardare al cosiddetto uovo oggi, pittosto che alla gallina di domani, anche se l'uovo è marcio.

E questo ancora non mi convince. Tutte le uova marcie stanno a destra? Non esiste una destra, una concezione di destra con valori classici tipo patria, famiglia, libertà, morale?

Insomma. Pare che la confusione (come obiettivo) sia proficua, che allontani dal voto, provochi disaffezione. Io, lo confesso, capisco ben poche cose dell'Italia, sono vittima di un certo disorientamento: poche cose però ancora mi sembran chiare.

Ad esempio: credo veramente che le istituzioni abbiano un loro necessario e vitale fondamento nella morale, nell'esempio. Non è questione di becero moralismo, si tratta del (poco) che il modello democratico dovrebbe avere per essere legittimato a esistere.

Altrimenti siamo destinati senza alcuna speranza a cadere, parafrasando Ungaretti, come foglie d'autunno.

mercoledì 13 aprile 2011

La salutare assoluzione del Presidente del Consiglio


Una proposta dell'amico Nicola Ranieri, nelle ultime ore non smette di girarmi in testa e mi pare, per quanto folle, assolutamente sensata ed adeguata ai tempi correnti.

Bisognerebbe cancellare preventivamente tutti i processi a Silvio Berlusconi.
È palese, equivarrebbe ad ammettere che esiste un cittadino al di sopra degli altri (il che mi pare sia una realtà di fatto).

I pregi della proposta, a ben guardare, sono numerosi.
A) in primo luogo si impedirebbe con molta probabilità che leggi asservite al privilegio di uno solo possano creare danni collaterali a tutta la popolazione. Il che, é pur vero, non garantirebbe l'incolumità dalle possibili altre castronerie fatte per favorire pochi. Insomma, sarebbe già il male minore.
B) secondariamente, si eviterebbe il continuo sbraitare massmediatico a cui il nostro sguaiato showman da trattoria pecoreccia ci ha abituato, con conseguenti cori di sdegno di non minor livello in decibel - media (che in sostanza è un parametro che misura chi la spara piú grossa)
C) terzo, sarebbe depotenziato il vittimismo da martirio de noartri del Presidente del Consiglio, con - forse - conseguente obbligo a focalizzare l'attenzione su problemi di ordine differente. Mi pare ce ne siano vari.
D) quarto, la giustizia tornerebbe a essere terreno di avvocati, giudici, cause, scartoffie, e magari idee su come sveltire i processi, migliorare la macchina burocratica, anzichè vivere una perenne delegittimazione, un tentativo di smantellamento, con conseguente arroccamento delle posizioni.
E) le varie sentenze, per quanto possano essere encomiabili dal punto di vista giuridico e probabilmente con risultato scontato (se mai i processi dovessero essere celebrati e non smantellati a suon di prescrizioni, processi brevi, depenalizzazione dei reati, etc.) non porterebbero ad altro che a un uleriore inasprimento dello scontro. Fino a che soglia puó essere sopportato tutto questo?

Insomma, togliere il motivo del contendere, non eviterebbe questa guerra permanente che stiamo vivendo da oltre quindici anni, guarda caso dalla discutibile e discussa discesa in campo? Assolviamolo preventivamente, prima che per autoassolversi distrugga tutto.

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martedì 5 aprile 2011

Dovremmo essere grati al Presidente del Consiglio


Quando i bambini fanno le bizze, o piangono, la miglior tecnica sperimentata è la diversione: ovvero concentrare la curiosità e l'attenzione del piccolo essere umano su altro. In gergo militare divertere vuol dire far concentrare al nemico le sue attenzioni su un punto, quando lo si vuole colpire in un altro. I mezzi che efficacemente sono stati chiamati di "distrazione di massa", sono in realtà mezzi di "diversione di massa".

Non è la stessa cosa.

La distrazione implica il non pensare.

La diversione consente di pensare, ma a qualcos'altro.

Per questo trovo Silvio Berlusconi sia un genio. Se appare, come nel caso di Lampedusa (solo per citare il caso più recente) per riscuotere una assordante eco sul niente, puoi stare sicuro che qualcosa a cui non dovresti prestare attenzione (e che potenzialmente ti può far incazzare), sta per accadere nello stesso momento, da qualche altra parte, e guarda caso lo coinvolge direttamente.
Non sempre il giochetto funziona, ci sono dei bambini più capricciosi od ostinati di altri.
Ma su grande scala, a livello subliminale qualcosa sedimenta in molti; un'impressione di efficacia. Le tecniche di comunicazione usate (da buon venditore) - assertività, sicurezza, finto parlare forbito - possono non piacere a molti, ma certo penetrano in profondità in vari strati della popolazione.

I ceti meno abbienti, e culturalmente più poveri, sono il terreno dove germoglia più facilmente il seme lanciato con mezzi di diversione. La cultura, più che la ricchezza, porta all'indipendenza. Per questo la cultura non deve essere alla portata di tutti (e vengono giustamente tagliati i fondi per sostenerla) perchè non tutti possono essere indipendenti. Noi, ad esempio, come un gregge di bambini piagniucolosi e bizzosi, abbiamo nel Premier un ottimo pedagogo (a volte pedofilo) che sa quando divertere la nostra attenzione, calmando i nostri capricci, aprendoci gli occhi sul mondo per come è - e deve essere - veramente.

E per questo, come italiani, dovremmo essergli (e probabilmente gli saremo anche alle prossime elezioni) grati.

domenica 3 aprile 2011

Perchè siamo tutti Americani


Viaggiando un poco negli Stati Uniti, ci sono alcune cose che colpiscono piú di altre. Insieme, vanno a formare una galassia di sensazioni che complessivamente danno l'idea che questo paese rappresenti ancora la punta più elevata di civilizzazione sul pianeta. Intendiamoci, io non mi considero filoamericano a prescindere. Ci sono migliaia di piccoli e grandi difetti che nei pochi giorni passati mi sono trovato a vivere direttamente sulla mia pelle.

Per cominciare il cibo, o meglio, la cucina. Seppur gli ingredienti siano spesso di alta qualità (frutta, ortaggi, carni) la maniera di cucinarli o di condirli rende gli states uno dei peasi con il più alto tasso di obesi del pianeta, in percentuale. Mangiare negli Stati Uniti vuol dire, nella grande maggioranza dei casi vissuti in prima persona (a Denver come a NewYork, a San Francisco come a Miami) avere a che fare con portate giganti, e con junk food, quello che gli stessi americani chiamano cibo spazzatura. Ci sono, è vero, ristoranti di alto livello, ma naturalmente il conto sale alle stelle. Nelle svariate catene di fastfood consiglio Subway, dove trovare del buon pane (stile baguette o italiano) e cibo che permettono di alzarsi da tavola.

Avendo una bronchite, con un poco di febbre, ho chiesto il consulto di un medico. Al telefono sono stato avvisato che la visita (non avendo assicurazione) mi sarebbe costata 500 dollari. Quando il medico mi ha chiesto se avessi un'assicurazione (dovrei averne una) si è stupito a sentire che nel mio paese la salute é, diciamo, un diritto del cittadino. Quindi, mettersi in viaggio per gli Stati Uniti vuol dire necessariamente dotarsi di una assicurazione medica per il periodo del viaggio. Costa poco, intorno ai venticinque euro, e permette di essere rimborsati delle spese.

Forse inutile a dirsi, ma in maniera molto più marcata che in qualsiasi altro luogo del mondo, il cittadino è (deve essere) un consumatore, e quindi ogni cosa è strutturata in ossequio a questo assioma. In sostanza: se hai soldi contanti e/o una carta di credito hai lo status di essere umano. Senza, semplicemente, non esisti. Evitate di trovarvi senza (l'una e gli altri) come capitato al sottoscritto.

Dal punto di vista paesaggistico, l'America è allo stesso tempo deludente ed entusiasmante. Ovvero: siamo un poco tutti americani, perchè tutti abbiamo un immaginario americano che ci accompagna da sempre, grazie o a causa di tutta l'industria culturale (film, musica, etc) che abbiamo assorbito, nostro malgrado, fin da piccoli. Per questo motivo, viaggiare negli Stati Uniti è un poco come rivedere un film già visto, e stupirsi perchè quei luoghi esistono davvero. E questa sensazione accomuna le grandi città come la campagna.

Detto questo, il profumo dell'american dream è ancora vivo, e il vecchio adagio della terra delle opportunitá è, secondo me, valido. La sensazione, netta, è che questa mescolanza di razze, lingue, religioni che da svariati secoli si è data una identitá, abbia ancora potenziale da sviluppare, idee da regalare al mondo, capacitá per metterle in opera. E, cosa affatto secondaria, disponibilità ad abbracciare con entusiasmo le novità o le proposte, anche se provengono da fuori.

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