Scritto da: Eva Guidotti
“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali” Mahatma Ghandi
Il motivo per cui oggi sono vegetariana è che non voglio che siano uccisi animali per sfamarmi. Non voglio cibarmi di sangue e credo fermamente nell'uguaglianza di tutti gli esseri viventi. E' stato un percorso lungo, una volontà sopita e troppo debole per contrastare un modello alimentare impostomi dalla nascita.
Detto questo chi mangia gli animali consuma le risorse della Terra quattro volte più di chi non lo fa.
La fine del mondo è inevitabile e alla fine doverosa, ma tutti abbiamo il diritto di abitare questo pianeta nelle migliori condizioni possibili, e il dovere di salvaguardalo insieme a tutti gli esseri che lo popolano.
Non mangiare carne non è solamente un segno di rispetto per gli animali ma ora più che mai una scelta sociale.
Dati alla mano: un hamburger equivale a 6 metri quadrati di alberi abbattuti e a 75 chili di gas responsabili dell'effetto serra. Quantità esorbitanti di cereali e soia usate per dar da mangiare al bestiame da macellare. Un essere vivente nato e vissuto per sfamarci e inconsapevolmente partecipe di uno spreco di risorse che potevano essere destinate a sfamare paesi sottosviluppati.
Più di 800 milioni di persone nel mondo hanno fame e 9 milioni ne hanno tanta da morirne. Il 70% di cereali, soia e semi prodotti ogni anno negli Usa serve a sfamare animali. Non uomini.
La deforestazione necessaria per la creazione di pascoli porta all'estinzione di specie animali e vegetali, e in ultimo alla desertificazione.
E la domanda di carne sta crescendo. Paesi come la Cina stanno abbandonando riso e soia a favore di abitudini occidentali. Stiamo esportando il nostro modello alimentare, ancora una volta siamo colonialisti, ciechi volontariamente in nome del dominio e del denaro.
Ancora dati: secondo l'Ifpri (International Food Policy Research Institute) entro il 2020 la domanda di carne nei Paesi in via di sviluppo aumenterà del 40%: questo significherà oltre 300 milioni di tonnellate di bistecche. E raddoppierà, sempre nei Paesi in via di sviluppo, la domanda di cereali per nutrire queste tonnellate di carne. Fino a raggiungere 445 milioni di tonnellate. Richieste incompatibili con la salute del pianeta e con un equo sfruttamento delle risorse. Significa spostare nel Sud del mondo la produzione di carne. La Banca Mondiale sovvenziona, in Cina, l'industria dell'allevamento e della macellazione. Ma sbaglia: suolo e acqua non bastano per sfamare il mondo con la carne.
"Con un terzo della produzione di cereali destinata agli animali e la popolazione mondiale in crescita del 20% ogni dieci anni", scrive Jeremy Rifkin, "si sta preparando una crisi alimentare planetaria".
Due frasi che mi hanno aiutato, insieme a quella di apertura dell'uomo che ammiro di più al mondo, a cercare un modo di alimentarmi consapevole e compassionevole: una di Albert Eistein (il celebre fisico), e una di Judith Malina (fondatrice del Living Theatre insieme a Julian Beck).
“Nulla sarà più benefico dell'evoluzione verso una dieta vegetariana sia per la salute umana che per la possibilità di sopravvivenza del pianeta” A. Eistein
“Finché ci sarà spargimento di sangue sulle tavole dei macellai, nel mondo ci sarà la guerra” J. Malina
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